Alla presentazione di “Ho sete ancora”, la raccolta di racconti su Pino Daniele voluta dalla libreria iocisto, mi hanno scattato questa bella foto mentre leggo un mio racconto (dedicato a Pino e a un amico che non c’è più) sulle scale di piazza Fuga, a pochi passi dalla casa dove sono nato e cresciuto. Le stesse scale che affrontavo da ragazzo col culo sul corrimano, quelle che avrò fatto centinaia di volte la notte con passo incerto, o la mattina saltando i gradini per correre a scuola. Quelle che hanno accolto e custodito le risate, i segreti e gli abbracci di un tempo che allora mi sembrava infinito e che, invece, come ogni cosa, aveva anch’esso una data di scadenza. Ecco, sabato, su quelle scale, anche se per pochi minuti, mi è sembrato di sentire l’eco di una risata, mi è sembrato di scorgere addirittura la mia Vespa di allora, che mi attendeva sul cavalletto poco più in là.
La città prima o poi restituisce i momenti vissuti, quelli belli e quelli brutti. Come telecamere agli angoli delle strade, gli spigoli dei palazzi conservano i nostri ricordi. Basta solo riavvolgere il nastro.
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