Eppure ci ripetiamo sempre che siamo intelligenti, più dei nostri nonni. Forse è una bugia. Sulla stupidità esistono cinque leggi che dicono pressappoco questo: ognuno di noi sottovaluta sempre il numero di stupidi in circolazione. La probabilità che una persona sia stupida è indipendente da qualsiasi sua altra caratteristica. Lo stupido è colui che causa un danno ad altri senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. E l’ultima, che ci ricorda che lo stupido è l’essere più pericoloso che esista. Già, soprattutto quando ha la possibilità di instradare le vite altrui, quando con le sue sciocche decisioni condiziona il futuro di molti, quando insomma si trova al comando. Un politico stupido può arrivare alle masse, e si sa che la stupidità è contagiosa, il gruppo è sempre più stupido dell’individuo, più incline a commettere idiozie, nel gruppo diminuisce la capacità critica e aumenta il contagio emotivo, ci si lascia trasportare dal pensiero comune, entra in scena anche l’atavica necessità di conformarsi agli altri. Si chiama “stupidità funzionale” e fa tanto comodo alla politica e al marketing.
Quindi, un uomo stupido ai vertici è doppiamente pericoloso. I potenti e i famosi stupidi credono di trovarsi in una posizione migliore perché migliori, figuriamoci un po’.
“Il successo è un amplificatore, se uno è già imbecille diventa imbecillissimo, se uno è umano diventa umanissimo”. È del nostro amato Troisi. Il problema è che uno stupido non ha cognizione di esserlo, quindi non fa nulla per migliorare ed evolvere, resta fossilizzato sulle sue credenze e ripete sempre le medesime azioni, alla stregua di Homer Simpson.
Io che vi sto impartendo questa lezioncina semiseria sulla stupidità potrei essere un emerito idiota, il re degli sciocchi, e non saperlo, non comprenderlo (se così fosse, qualcuno, vi prego, me lo dica). La statistica in tal senso non mi aiuta, si è visto che i maschi sono più stupidi delle donne. Ai Darwin Award, i premi annuali per le morti accidentali più stupide, il 90% dei premiati (?) è di sesso maschile (ho scoperto che una delle cause di morte accidentale che va per la maggiore è cadere in un burrone nel tentativo di farsi un selfie). Tutti ci crediamo intelligenti, ci sopravvalutiamo. È definita “fiduciosa ignoranza”, quella che ci fa credere che “tanto a me non capita”. Ma perché stiamo diventando così stupidi?
Secondo Gerald Crabtee, studioso alla Stanford University, perché per sopravvivere non abbiamo più bisogno dell’intelligenza, com’era invece per i nostri antenati. “Sono pronto a scommettere” ha scritto, “che se un cittadino medio di Atene del 1000 avanti Cristo comparisse tra noi, verrebbe considerato la mente più brillante e vivace tra i nostri amici e colleghi. Saremmo sorpresi dalla sua memoria, dalla portata delle sue idee, dalla sua visione chiara su tutte le questioni importanti. Sarebbe anche, probabilmente, la persona più equilibrata tra i nostri conoscenti”. Altri studi sostengono sia colpa della tecnologia, dello stile di vita, delle abitudini alimentari sbagliate, della scarsa lettura, dell’ignoranza, oggi che ci accorgiamo dell’analfabetismo funzionale, l’incapacità di comprendere un testo scritto. Certamente non può essere dovuto al fatto, come ho sentito, che le persone intelligenti procreano di meno; l’intelligenza non è nella genetica, il cervello non si eredita, altrimenti i discendenti di Einstein avrebbero continuato a fare faville per secoli. L’intelligenza si ciba da sempre delle stesse cose: conoscenza, curiosità, cultura, condivisione. Sono le uniche armi che abbiamo per combattere l’ignoranza e la conseguente stupidità. Una battaglia senza fine, come “infinito è il numero degli stolti”, frase che troviamo addirittura nel libro biblico dell’Ecclesiaste, a causa di un’erronea e “stolta” traduzione. Non se ne esce, insomma.
Se l’evoluzione ci vuole più stupidi, un motivo ci sarà.
Qualcuno però vuol vedere positivo. C’è chi sostiene che la stupidità faccia compiere gesti avventati, coraggiosi, e sia quindi un elemento che porta a suo modo a crescere. Se così fosse, ci sarebbe da essere contenti, staremmo progredendo a ritmi vertiginosi.
I granelli – La Repubblica Napoli del 8 settembre 2020
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