Nella civile Europa gli oppressi sono forse meno visibili, ma non per questo liberi, anch’essi con pochi diritti e nessun santo in paradiso. C’è il lavoro minorile, spesso anche pericoloso per la salute dei ragazzi, c’è chi raccoglie pomodori sotto il sole, senza un minuto di riposo, picchiato se si ferma. C’è chi fa l’operaio a nero e rischia la vita sulle facciate dei palazzi, privo di imbracatura e casco di protezione, chi si rende schiavo di un usuraio, ci sono i giovani reclutati dalle mafie, che imparano presto a obbedire. C’è la faccia nera del business dell’online, quelli che per garantire spedizioni celeri sono costretti a carichi di lavoro disumani, altrimenti salta la consegna e si perdono soldi. Ci sono i nuovi schiavi, questi sì visibili, che girano per le nostre strade con i cubi sulle spalle, ci portano pizze, panini e patatine per pochi spiccioli, con il sole e sotto la pioggia, con mezzi propri, senza alcun diritto, garanzie, senza assicurazione.
Ma di tutto questo noi non diciamo niente. Però poi urliamo la nostra indignazione di uomini liberi di fronte alla “dittatura sanitaria”, a una semplice mascherina che serve a proteggere la vita di tutti, a difenderci anche dalle conseguenze economiche catastrofiche che potrebbero derivare da misure ben più restrittive. La parola “libertà” la usiamo a sproposito, la diamo per scontata, di più, non la conosciamo davvero.
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